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Indipendenti variabili

Indipendenti variabili

Durante l’ultima edizione di Testo ero stato invitato a parlare in un panel intitolato “Dove si compra un libro” (1). Ero pronto a parlare a favore delle librerie indipendenti, pur non essendo lì a rappresentare nessuno se non me stesso e la MarcoPolo.
Invece poi le domande ci hanno portato da altre parti e mi sono ritrovato, con volti noti e volti amici fra il pubblico, a parlare dell’importanza del vuoto.
Si stava parlando ovviamente di libreria e chi aveva parlato prima di me diceva qualcosa sull’importanza del libraio (e della libraia, aggiungo io). Non sarò io a non dare loro importanza, è il mestiere che faccio ormai da più tempo (2), ma una delle nostre attività è la gestione dello spazio della libreria e il vuoto è una particolare forma dello spazio.
Qualcuno ha parlato di libri di piatto, durante il panel. Ho detto che se devo pensare a un negozio come una libreria in una scala che va dalla galleria d’arte al supermercato, starei più dalla parte della galleria d’arte, sarei più verso un lavoro di curatela. Se poi ci pensate, anche al supermercato tutti i prodotti sono di piatto: divisi ordinatamente in modo che sia tutto chiaro e possibilmente veloce.

Dicevo del vuoto. Quando parlo di vuoto in libreria parlo di spazio per stare in libreria, banalmente per camminare. Fra uno scaffale e un altro, fra un tavolo e un altro. Ma anche spazio di visione, spazio orizzontale per vedere. E spazio per i libri e per la scoperta.
E vuoto anche come assenza di libri, come quantità non opprimente, come esposizione di una selezione curata e non di una sovrabbondanza.
Di vuoto come limite, che anche i limiti che una libreria si dà la fanno diventare quello che è. (3)

Durante il panel è stato detto “network indipendente di librerie” e avrei voluto dire qualcosa al riguardo, per esempio iniziare dicendo che essere libreria indipendente non è un bollino di qualità, non è una garanzia culturale. Ma lì non ho avuto tempo e modo di affrontare l’argomento e per questo vorrei tornare qui sul tema dell’indipendenza.

Prima però spiego da dove scrivo. La mia posizione è privilegiata: quando ho aperto la prima libreria l’affitto era relativamente basso e mi ha consentito di imparare il mestiere facendo. Venivo da un mondo aziendale più complesso di una libreria. Ho trovato due soci, Sabina e Flavio, e solo grazie a loro si è potuta realizzare la MarcoPolo di oggi. La libreria dove lavoro come libraio è a Venezia, e già qui potrei fermarmi, chiunque ha visto o ha un’idea di questa città. La libreria si affaccia su un campo splendido con tre grandi università intorno. La città dove vivo è problematica ma ne conosco poche di città che non lo sono; quindi me la vivo e ho il privilegio e la responsabilità di poter agire per la città anche attraverso la libreria. A Venezia (considerando solo la città d’acqua) ci sono circa quaranta librerie (4) per poco meno di 50mila residenti ma siamo invasi dal turismo, tragedia e ricchezza allo stesso tempo; la penultima libreria aperta nel 2023 è una Feltrinelli ed è la più piccola d’Italia. L’ultima, la libreria Karass, una piccola libreria di genere, è nata anche grazie alla nostra cura.

Negli ultimi tempi vedo crescere fra le librerie in franchising (5) l’orgoglio di definirsi libreria indipendente, le UBIK (6) sono il caso più evidente e numeroso ma non sono le uniche. Anche il numero di queste librerie affiliate è in continua crescita e si sono affiliate diverse librerie indipendenti al circuito UBIK, anche storiche: in alcuni casi è evidente che l’affiliazione fa superare momenti di difficoltà pregressi, in altri è invece una scelta di gestione della libreria.

Mi sembra doveroso che le librerie UBIK rivendichino la loro indipendenza nella scelta dei libri dei loro assortimenti ma penso anche che sia il minimo che la clientela (interessata al concetto di indipendenza) pretenda da una libreria. Penso che questa sia autonomia e non indipendenza, come un adolescente che è autonomo ma non indipendente dai genitori o una regione che è autonoma ma non è indipendente da uno stato centrale: essere o non essere affiliate, essere o non essere parte di un franchising comporta delle differenze e non solo per le condizioni commerciali (7)

Quali sono le librerie considerate indipendenti a livello istituzionale? Cioè quali sono le librerie che la pubblica amministrazione considera indipendenti? Perchè è la pubblica amministrazione che può supportare in modo differenziato le diverse realtà economiche.
Per esempio, l’applicazione della Tax Credit è diversificata fra librerie, librerie affiliate “con imprese che esercitano l’attività di edizione di libri, periodici e altre attività editoriali, o che facciano capo a gruppi distributivi” e librerie di catena. Le librerie UBIK rientrano nella definizione di affiliate con imprese che fanno capo a gruppi distributivi (8)
Altro esempio: da poco è stato istituita in Veneto, da parte di SIL, AIB e Regione Veneto, la giornata delle librerie indipendenti del Veneto: scorrendo l’elenco non c’è nessuna libreria in franchising (9).
Dal punto di vista istituzionale mi pare chiaro un diverso approccio fra librerie indipendenti (devo dire “del tutto” indipendenti?), librerie in franchising e librerie di catena. Le librerie indipendenti sono quelle che sono sole (10), senza cioè nessun legame di interdipendenza economica (e quindi di protezione) con aziende dell’industria editoriale (editori o distributori che siano).

Oltre il livello istituzionale, guarderei la questione dal punto di vista delle filiera editoriale.
Il chiamarsi indipendenti perché ci si sente indipendenti non mi preoccupa.
Mi preoccupa che si voglia fare passare l’affiliazione come l’unico modo di essere libreria, quasi come se fosse il new normal per essere libreria indipendente.
Mi preoccupa che lo si dica ai corsi librai, se vuoi aprire l’unica possibilità è il franchising.
Mi preoccupa che librerie una volta indipendenti e ora affiliate non dichiarino l’affiliazione come se avessero semplicemente cambiato fornitore e non fatto un passo molto più sostanziale e di posizionamento di campo.
Mi preoccupa perchè si omette sempre che il franchising è, per i gruppi editoriali e distribitivi, il modo più semplice ed economico per prendersi il segmento di mercato delle librerie indipendenti.
Mi preoccupa perchè l’affiliante (UBIK, Feltrinelli, Mondadori e anche COOP) conosce nei dettagli non solo le vendite di ciascun editore e titolo di ciascuna delle librerie affiliate ma esattamente il fatturato, il valore di magazzino, gli indici di rotazione e le rese.
Mi preoccupa perchè l’affiliante non ha bisogno di imporre il singolo titolo ma gli basta presidiare (non imporre) alcune delle scelte di assortimento delle librerie affiliate (11) per indirizzare l’80% del fatturato.
Mi preoccupa perchè le librerie affiliate non potranno più essere parte di una sana dialettica all’interno della filiera editoriale, una dialettica che dovrebbe vedere tre attori distinti (editori, distributori e librerie), perchè si sono alleati (affiliati) con un gruppo che fa capo a un editore o a un gruppo distributivo.
Per questo dico che una libreria affiliata non è una libreria indipendente ma una libreria inter-dipendente: se pure una singola libreria può agire come una libreria indipendente (assortimento, attività), è l’intera rete delle librerie affiliate che opera in modo molto simile alle librerie di catena (12).

Nessuna libreria ha vita facile ma chiamarsi indipendenti quando si è affiliate significa rendere ancora più difficile la vita alle librerie indipendenti, togliere a quanti sono rimasti senza alcuna rete di protezione (e senza il vantaggio del conto deposito su tutto) anche l’ultima forma di distinzione nei confronti di un certo tipo di pubblico. Per questo mi sento di scrivere queste righe, per questo invito le librerie indipendenti a sforzarsi di trovare forme di cooperazione fra di loro e invito le case editrici che hanno difficoltà a trovare spazio a inventarsi forme di collaborazione con librerie sensibili a questo tema.

Sarà sempre chi legge a scegliere dove comprare i libri e il mio augurio è che lettrici e lettori abbiano la possibilità di scegliere fra molte librerie diverse, di diverso tipo, di diversa metratura, di diverso assortimento e non solo fra diverse librerie in franchising.

Claudio Moretti

 

 

Note
(1) 23 febbraio Dove si compra un libro Quattro protagonisti del mondo librario si confrontano su questo complesso e affascinante mercato Jacopo Gori (direttore generale librerie Giunti al Punto), Claudio Moretti (libraio indipendente librerie MarcoPolo, Venezia), Barbara Nardi (direttrice generale del polo canali di vendita, librerie ed e-commerce Gruppo Feltrinelli), Tiberio Sarti (amministratore delegato Librerie Ubik) – Modera Maddalena Fossombroni (Testo, Firenze)
(2) Prima di fare il libraio, dal 1991 al 2003 ho lavorato in aziende di automazione con funzioni di progettazione, assistenza a produzione e after sales
(3) I limiti che la MarcoPolo si impone sono vari, per esempio la dimensione del settore di libri su Venezia o lo spazio espositivo principale di narrativa dedicato solo a scrittrici
(4) Considerando tutti punti vendita delle librerie di libri nuovi, le librerie dell’usato e antiquarie e i bookshop museali
(5) Librerie in franchising o librerie affiliate sono le librerie legate da un contratto di affiliazione commerciale con un soggetto terzo che fornisce beni e/o servizi
(6) sul sito UBIK https://www.ubiklibri.it/home.html le librerie affiliate (oltre 150 https://www.emmelibri.it/gruppo/#retail )
(7) UBIK, agendo come unico fornitore delle librerie affiliate, garantisce il conto deposito per tutto l’assortimento: quella che potrebbe essere la condizione commerciale di default fra distribuzione e librerie diventa invece il premio per l’affiliazione
(8) Per vedere dove si posiziona UBIK nella struttura del Gruppo Messaggerie https://www.messaggerie.it/il-gruppo/struttura-del-gruppo.html#gallery-2
(9) https://www.librerieindipendenti-veneto.it/
(10) Ho ritrovato da poco questa citazione di Pasolini ”La mia indipendenza, che è la mia forza, implica la solitudine, che è la mia debolezza”
(11) Anche nelle librerie vale il principio di Pareto: con il 20% dei titoli più venduti si fa l’80% del fatturato
(12) chi ha dubbi su questo può rivolgersi direttamente ai piccoli editori che hanno a che fare con il centro acquisti dei vari franchising

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